Michele Soldovieri
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Si è in piedi, all'interno della cappella, in religiosa osservazione della cavalcata dei Magi.
Il corteo sembra silenzioso, ma i zoccoli dei cavalli che calpestano il terreno, producono quel caratteristico rumore che rimbomba in un ambiente chiuso.
È questo l'effetto dirompente e magico che il viandante ha immaginificamente provato, dirigendo il proprio sguardo sulle pareti della capoelka magistralmente affrescate da Benozzo di Lese.
Si vedon cavalieri sfarzosamente abbigliati in sella su cavalli bianchi rivestiti di ornamenti e finimenti di eccelsa leggiadria.
Si vede una moltitudine di personaggi che seguono a piedi distinti Signori che cavalcano con leggerezza eterea verso una direzione apparentemente ignota.
Si osserva una natura rigogliosa ricca di piante verdi ed alberi con tronchi esilissimi accanto ad una natura spoglia scabra fatta di rocce di vario colore.
Si vedono animali ed uccelli riempire tratti di composizione al fine di dare corpo gioioso a tutto l'insieme.
E poi fiumi, ponti, abitazioni e torri scorrono sotto lo sguardo attento del viandante di turno.
Tra i personaggi inseriti negli affreschi, Benozzo ha inteso ritrarre Cosimo dè Medici, Cosimo il vecchio e Lorenzo il Magnifico.
Il suo autoritratto è ben riconoscibile dal fatto che Benozzo indossa un copricapo rosso, sul cui bordo è incisa la sua firma, opus Benotio.
Gli affreschi appaiono volutamente monchi, nella misura in cui l'oggetto del corteo dei magi dovrebbe essere individuato nella capanna con la mangiatoia, che invece non compare nel ciclo.
Si è ritenuto quindi di individuare il fulcro dell'intera composizione nella tavola situata all'interno della c.d. scarsella, raffigurante l'adorazione del bambino con gli angeli adoranti dipinto sulle due pareti.
La magia e la suggestione colpisce indistintamente il chierico ed il profano, nell'intimità ciascuno di essi è portatore di bellezza in ragione del fatto che il bello ed il sublime è parte della natura umana.